Il 7 dicembre 1941 le forze aeree giapponesi attaccarono la flotta americana di stanza presso la base navale di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. L’operazione avvenne in assenza di una ufficiale dichiarazione di guerra da parte giapponese, il presidente Roosvelt parlò di Day of Infamy (il giorno dell’infamia) e, di fatto, provocò l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Si presume che il presidente avesse un po’ di pensieri per la testa, eppure cinque settimane dopo quell’attacco, il 15 gennaio 1942, si sedette davanti alla macchina da scrivere e picchiettò sui tasti una lettera diretta a Kenesaw Landis, commissioner e organizzatore del campionato della lega nazionale di baseball. «Sento in tutta onestà che la cosa migliore per il Paese sia che il baseball non si fermi», firmato Franklin Delano Roosvelt. Il presidente degli Stati Uniti intuiva che lo sport sarebbe stato in grado di dare il suo contributo, in termini di unità e identità, a un Paese in guerra e piombato in un momento così drammaticamente delicato.