Un nuovo processo produttivo che produce capi di abbigliamento di alta qualità, realizzati completamente con fibre tessili scartate e rigenerate.
L’idea è partita dall’Italia, a Prato, dove due giovani designer hanno scoperto un innovativo metodo di riciclo della lana e degli scampoli che riesce a donare una nuova vita alle rimanenze delle lavorazioni, riducendo del 90% l’uso di acqua, del 77% quello di energia, del 90% l’uso di prodotti chimici, del 95% le emissioni di CO2 e del 100% l’uso di coloranti rispetto a un capo nuovo.
Niccolò Cipriani e Clarissa Cecchi hanno elaborato un approccio ecologico per creare capi con le rimanenze delle lavorazioni del cotone e attraverso il recupero di vecchi indumenti.
Recuperano le fibre di lana e cashmere: “Raccogliamo indumenti tramite associazioni e aziende che fanno questa raccolta dagli Stati Uniti al Nord Europa, presto anche online. Li selezioniamo per colore e qualità e li riportiamo allo stato di fibra e a filato, fino al prodotto finale. È un processo meccanico, non sprechiamo nulla, non tingiamo nulla”.
Attraverso un processo di rigenerazione dei tessuti, nato a Prato 100 anni fa, chiamato “rigenerazione delle fibre tessili“, i ragazzi di Rifò hanno anche ottenuto una T-shirt di cotone rigenerato tessuto con materiale ottenuto dalle bottigliette di plastica raccolte dal mare.
Ogni t-shirt è fatta con un 1kg di scarti di cotone e 4-5 bottigliette di plastica. Il cotone vergine è una delle fibre più inquinanti dell’industria tessile; per la produzione di una t-shirt sono utilizzati 2700 litri d’acqua e tantissimi pesticidi.
Fonte: Rifò